Il protagonista di oggi del ciclo di interviste condotto da Manni Group, in occasione della nuova edizione della YACademy è lo studio David Chipperfield Architects nome illustre nel panorama internazionale dell’architettura, con Giuseppe Zampieri fondatore, Managing Director e socio della sede David Chipperfield Architects di Milano.
In questo prezioso contenuto troverai, oltre l’intervista:
Dopo 10 anni di attività tra le fila dell’insigne progettista britannico di fama mondiale David Chipperfield, l’architetto vicentino Giuseppe Zampieri, ha fondato nel 2006 la David Chipperfield Architects di Milano, sede italiana del prestigioso studio.
Inizialmente con il ruolo di Amministratore e Direttore Tecnico, nel 2016 è divenuto a tutti gli effetti socio e partner dello studio londinese.
Con la sua guida preziosa, il successo dello studio milanese si è legato indissolubilmente alla realizzazione del concept di Flagship Store per i più importanti nomi dell’alta moda internazionale tra cui Bally, Brioni, Furla, Persol e Valentino, oltre che per retail online come SSENSE o rivenditori multimarca quale Rinascente.
Ma, in più di 25 anni di carriera, il portfolio di Giuseppe Zampieri vanta numerosi progetti internazionali, che vanno dai masterplan urbani alla progettazione o al recupero di edifici pubblici e privati tra il Medio Oriente e l’Italia, dove le sue opere principali in corso riguardano:
- La ristrutturazione delle Procuratie Vecchie in Piazza San Marco, Venezia;
- La riqualificazione architettonica di Palazzo Ancillotto, Treviso;
- La riconversione della Caserma Piave per l’Università di Padova.
Quello della conservazione e del restauro architettonico, assieme alla realizzazione di architetture e installazioni contemporanee, sono i focus dell’attività svolta dallo studio David Chipperfield Architects fondato nel 1985 da David Chipperfield.
Lo studio di David Chipperfield lavora a livello internazionale su diversi progetti sia culturali ed educativi, che più spiccatamente residenziali e commerciali, occupandosi a 360° dei vari aspetti che caratterizzano la progettazione, dall’architettura e interior design, al masterplanning ed al design di prodotti e arredamento.
Musei, gallerie d’arte, biblioteche, appartamenti privati, uffici, hotel, masterplan e strutture commerciali, fanno parte del portfolio estremamente diversificato di David Chipperfield Architects. Tra i più importanti e noti progetti architettonici all’attivo dello studio ci sono:
- Amorepacific headquarters, a Seoul;
- Neues Museum, la ricostruzione del Museo Egizio a Berlino;
- West Bund Museum di Shanghai;
- Rolex headquarters sulla 5th Avenue di New York;
- Mudec, il Museo delle Culture a Milano.
Questi appena citati sono soltanto alcuni degli oltre 100 progetti realizzati dallo studio di David Chipperfiled che lo hanno reso una figura fondamentale nel panorama dell'architettura mondiale.
Accanto alla sede principale di Londra, gli uffici dislocati a Berlino, Milano e Shanghai contribuiscono alla realizzazione di una vasta gamma di progetti differenti, ciascuno con la personale e locale vocazione all’architettura, nel solco però di concetti e metodologie che sono affini e convergenti.
Alla base della filosofia dell’architetto David Chipperfield c’è sempre stata l’idea di un’architettura collaborativa, ma anche un’attenzione meticolosa al concept di base e ai dettagli di ciascun progetto.
L’incessante impegno all’affinamento delle idee progettuali, con lo scopo di arrivare a soluzioni che fossero coerenti dal punto di vista architettonico, sociale e intellettuale ha portato lo studio ad aggiudicarsi, dalla fine degli anni ’90 in poi, più di 50 Concorsi di Progettazione internazionali, nonché alcuni prestigiosi premi per l’eccellenza del suo design, quali:
- RIBA Stirling Prize nel 2007 per il Museum of Modern Literature a Marbach (Germania);
- Mies van der Rohe Award nel 2011, il Premio dell'Unione europea per l'architettura contemporanea;
- Deutscher Architekturpreis nel 2011, per il Neues Museum di Berlino.
In tutti i lavori realizzati dallo studio David Chipperfield si può leggere la volontà di creare edifici che siano intimamente connessi sia al contesto urbano in cui sono collocati, che alla funzione per cui sono progettati.
Nell’approccio al design, invece, si può percepire tutta l’attenzione al dettaglio e alla customizzazione che assieme alla prototipizzazione, è una parte essenziale di ogni progetto di architettura d'interni, come ci ha raccontato anche l’architetto Zampieri durante la nostra intervista.
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Andiamo ora a scoprire i dettagli dell’intervista che Manni Group ha condotto con Giuseppe Zampieri.
Manni Group: Mi lego al DNA di David Chipperfield Architects Italia, soprattutto perché è nota per i progetti di grande raffinatezza per clienti appartenenti ai massimi livelli del Fashion System.
Come si coniuga, a suo avviso, l’esigenza di personalizzazione, propria della maison di moda, con l’industrializzazione della costruzione off site, propria anche dell’acciaio?
Giuseppe Zampieri: Questa riflessione è interessante soprattutto per il mondo degli interni che, sappiamo bene, ha bisogno di un’attenzione molto particolare, perché la cura del dettaglio, la customizzazione, è un aspetto che fa parte del DNA stesso di un progetto di architettura di interni.
Noi di David Chipperfield Architects, da quando siamo venuti in Italia, ci siamo piacevolmente italianizzati. Già dai primi progetti d'interni abbiamo cercato il più possibile di trovare ispirazione all’interno della tradizione italiana, guardando a tutti quegli architetti degli anni ’50, ’60 e ’70, quei grandi maestri che hanno insegnato a progettare gli interni con una qualità sicuramente superiore, non solo a noi, ma a tutto il resto del mondo.
Riguardo al tema dell’acciaio, molto spesso questo materiale non viene usato in maniera massiva in questo tipo di progetti, ma viene impiegato in maniera molto puntuale, soprattutto come supporto ai progetti di interni.
Nei nostri progetti, fino a oggi, l’uso dell’acciaio, e del metallo in generale, non è stato molto elevato, anche se abbiamo realizzato un progetto in Canada per un’azienda che opera nel mondo del retail online, dove l’uso dell’acciaio è stato molto più massivo.
In questo progetto, il nostro committente desiderava l’utilizzo di materiali che fossero più contemporanei e, quindi, da un lato un’architettura di cemento faccia a vista e, dall’altro lato, partizioni in acciaio pre-lavorato.
Se avessimo potuto lavorare con Manni in quel progetto, sarebbe stato un vantaggio non indifferente.
Manni Group: Continuando su questo aspetto dell’uso dell’acciaio, e sempre tenendo in considerazione il rigore e il perfezionismo che connota le architetture di David Chipperfield Architects: volevamo sapere quanto, secondo lei, influisce il controllo delle dinamiche di cantiere sul risultato finale dell’architettura?
Dal momento che la traduzione del concept nel reale non è sempre così scontata, né così semplice.
Giuseppe Zampieri: L’esperienza ci insegna che, lavorare con delle aziende che permettono e che aiutano gli architetti a realizzare un’idea nella maniera più lineare possibile, attraverso il cantiere, è sicuramente un vantaggio.
Quanto influisce? Moltissimo.
Sappiamo bene che, un progetto di architettura, nel momento in cui viene realizzato, se non è eseguito in un determinato modo, finisce per avere un risultato di una qualità che non risponde alle aspettative iniziali.
Quindi, sicuramente, il rapporto con l’azienda è fondamentale durante la fase di cantierizzazione, ma anche durante la fase precedente, quella della progettazione esecutiva dell’opera che andrà poi realizzata direttamente in situ.
Manni group: Lo studio David Chipperfield Architects si caratterizza per l’estremo rigore e lo studio puntuale, anche nella fase di modelli e di concept di ogni nuovo progetto.
La nostra domanda, allora, è la seguente: le scelte del metodo costruttivo e, quindi, ad esempio l’uso dell’acciaio o di altre tecnologie costruttive, vengono fatte già in questa fase compositiva, oppure la scelta della soluzione ottimale viene fatta a posteriori, una volta ideato il concept?
Giuseppe Zampieri: Il nostro è un modo di lavorare che si basa molto sulla fisicità della progettazione e anche dei materiali. Quindi, i nostri progetti, in gran parte, vengono testati sin dall’inizio utilizzando dei modelli fisici in scala, che vanno da scale piccole a scale anche molto grandi.
Anche l’utilizzo del materiale è fin dall’inizio una parte integrante dell’idea concettuale, sia che si tratti di un progetto di architettura, sia che si tratti di un progetto d’interni.
C’è da dire anche, che per quanto ci riguarda, esiste una coincidenza tra architettura e interni. Sono due aspetti assolutamente sullo stesso piano, cioè noi non vediamo mai un progetto d’interni come secondario rispetto a un progetto di architettura. Per noi, un progetto di interni è, a tutti gli effetti, un progetto di architettura.
Molto spesso, realizziamo dei modelli in scala direttamente con i materiali che poi andremo ad utilizzare. Ci piace andare a testare fin dall’inizio il suo utilizzo con dei prototipi anche in scala 1:1, delle campionature, delle prototipazioni ad hoc.
Ovviamente, nel caso di una superficie o una struttura in acciaio, ciò è un po’ più difficile rispetto ad altri materiali, però la nostra tendenza è questa.
Sappiamo tutti che l’architettura è un prototipo unico. Quanto un’architettura viene realizzata è una e soltanto una sola, quindi, se mentre sviluppiamo un progetto, riusciamo a prototiparlo al meglio ed a testare i materiali, acciaio compreso, il risultato finale sarà sicuramente migliore.
Manni Group: Quando ci verrà a trovare, oltre a vedere il nostro tetto verde, con la nostra tecnologia, le mostreremo anche un prototipo in scala reale di un nuovo progetto europeo di sostenibilità che stiamo realizzando per il cladding di edifici esistenti per migliorarne le prestazioni termiche e acustiche. Si tratta di un modulo alto 6 metri circa, su cui abbiamo fatto tutti i test necessari e le prove di montaggio.
Quindi, le chiedo, quanto conta per lei la realizzazione di prototipi reali nella fase di concept di un progetto?
Giuseppe Zampieri: Il tema della prototipazione è, almeno per quello che mi riguarda, assolutamente fondamentale. Ormai, con l’utilizzo del computer, delle simulazioni e delle renderizzazioni, siamo abituati ad accettare il fatto che l’immagine che andiamo a vedere corrisponda effettivamente al progetto finito, alla realtà.
Invece, sappiamo che tra un’immagine, molto spesso manipolata, e la realtà c’è una grande differenza.
Quindi, il passaggio attraverso dei prototipi reali, che ci consentano di vedere anche soltanto una porzione ridotta della facciata di un edificio con pannelli in acciaio, sappiamo bene che è un processo indispensabile, perché dà la possibilità al progetto stesso di passare in maniera sicuramente più interessante, da un pensiero meramente virtuale alla realtà.
Manni Group: L’esigenza di avere modelli o prototipi reali, per effettuare al meglio tutte le valutazioni in fase progettuale, si scontra inevitabilmente con la parte esecutiva, nella quale spesso emergono ulteriori necessità di modifica.
Lei, come si pone nei confronti di questa problematica?
Giuseppe Zampieri: Noi facciamo sicuramente un pò di fatica a non vedere dei passaggi intermedi tra il disegno ed il progetto realizzato. Sarà un nostro limite, forse. Tuttavia, partendo da un prototipo, nel momento in cui si va in cantiere e vedi realizzata quell’idea immaginata per mesi, indubbiamente c’è una possibilità di dialogo nel miglioramento completamente diversa, rispetto al semplice disegno su carta.
Leggi le parole dei principali attori dell'architettura internazionale nelle interviste agli Archistar di Manni Group realizzate in collaborazione con Yacademy. Un contenuto dedicato ai nuovi paradigmi dell'architettura sostenibile e alle idee di progettazione del futuro.