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Carbon Management: l'impatto climatico della tua azienda

Efficientamento Energetico

Carbon Management: l'impatto climatico della tua azienda

26 mag, 2022

Sono ormai all'ordine del giorno le notizie sull'azienda ecosostenibile ed il prodotto a basso impatto di CO2. Il Carbon Management è sicuramente il tema del momento e su cui le aziende devono allinearsi per non rimanere fuori dal mercato; tuttavia, è alto anche il rischio di cadere nel marketing ingannevole o non sfruttare a pieno le potenzialità di questi strumenti.

Negli ultimi rapporti dell'IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) si è delineato un futuro molto preoccupante, con previsioni supportate da calcoli e dati scientifici sempre più precisi e verificati. Il messaggio che ne esce è chiaro: se l'uomo, le aziende ed i governi non fanno qualcosa subito, il futuro della prossima generazione è a rischio.

L'Unione Europea, i singoli stati e le varie organizzazioni internazionali già da tempo si stanno muovendo per porre limiti e regole alle emissioni di GHG (GreenHouse Gases).

Sono stati introdotti strumenti, come l'ETS, per quei grandi settori ed aziende responsabili della maggior parte delle emissioni e sono poi stati introdotti anche strumenti volontari per gli altri, che nel loro piccolo possono contribuire alla causa e dare valore agli obiettivi green del mercato.

Cos'è il Carbon Management

Uno degli strumenti introdotti per porre limiri e regole alle emissioni GHG è il carbon management, ovvero quell'insieme di attività che permette la misura, l'analisi, la gestione e la comunicazione dell'impronta climatica di prodotti, servizi ed aziende.

Sono due i principali approcci che si possono seguire per realizzare analisi di carbon management approfondite:

  • Carbon Footprint di Organizzazione (CFO): tramite la CFO è possibile calcolare ed analizzare le emissioni dirette ed indirette di GHG riconducibili ad un'organizzazione.
  • Carbon Footprint di Prodotto (CFP): con un approccio LCA (Life Cycle Assessment) si analizzano tutte le fasi di vita del prodotto, dalla sua progettazione alla produzione delle materie prime utilizzate per la sua realizzazione, dal trasporto del prodotto finito al suo uso e smaltimento.

In entrambi i casi, con strumenti e studi piuttosto specialistici, è possibile calcolare quanti grammi, kili o tonnellate di CO2 equivalente vengono immessi in atmosfera per una determinata attività.

Le normative di riferimento

Sono ormai 10-15 anni che esistono delle normative che forniscono linee guida su come realizzare CFO e CFP, ma negli ultimi anni sono state pubblicate revisioni ed aggiornamenti che le hanno rese più precise ed in linea con le esigenze legate al cambiamento climatico ed al mercato.

  • Normativa ISO 14064-1:2019: ha aggiornato le linee guida per la quantificazione e la rendicontazione delle emissioni di gas ad effetto serra e della loro rimozione a livello delle organizzazioni. Il principale aggiornamento è stato relativo al nuovo approccio per la definizione dei confini per includere sempre più le emissioni indirette lungo la "value chain" dell'azienda. Mentre prima risultavano del tutto facoltative, ora è necessario realizzare almeno un'analisi preliminare di tutte le emissioni per poi essere in grado di giustificare l'esclusione di alcune di esse. Una norma sostanzialmente equivalente per questo tipo di rendicontazione è il GHG Protocol.
  • Normativa ISO 14067:2018: Per quanto riguarda invece l'approccio al prodotto, questa è la norma di riferimento. In questo caso, l'aggiornamento della norma ha introdotto uno strumento molto interessante per le aziende, il Systematic Approach. In sostanza, tramite la costruzione di un unico modello di calcolo, è possibile realizzare CFP di prodotti simili senza dover certificarle ogni volta.

Come funziona in concreto

Nel caso di un'organizzazione, si devono valutare le emissioni dirette ed indirette associate ad un'azienda. Le prime, le emissioni dirette, sono quelle che avvengono direttamente all'interno dei confini aziendali.

Alcuni esempi: la combustione del gas nelle caldaie, la movimentazione di merci e persone con i mezzi di proprietà dell'azienda, le reazioni chimiche che avvengono nel processo produttivo o le perdite di gas fluorurati dagli impianti di condizionamento dell'aria. Si tratta fino a qui delle emissioni di categoria 1 (o scope 1, per il GHG Protocol).

Si passa poi alle emissioni indirette, a partire da quelle legate alla produzione dell'energia elettrica prelevata dall'azienda o qualsiasi altra forma di energia importata (categoria 2 o scope 2).

Il restante delle emissioni indirette è tutto ciò che è legato alla catena di valore fuori dai confini aziendali.

Nella ISO 14064-1 tutto ciò che ci rientra è diviso in 4 categorie, equivalenti allo scope 3.

Si parte dal trasporto di merci e persone con mezzi non di proprietà, delle materie prime a monte, dei prodotti a valle, dei dipendenti o dei clienti allo stabilimento.

Si devono poi analizzare le emissioni legati alla produzione di quelle materie prime utilizzate per la realizzazione dei prodotti dell'azienda o lo smaltimento dei rifiuti generati.

Si passa infine alle risorse utilizzate dai prodotti dell'organizzazione durante la loro fase d'uso e la loro gestione quando raggiungono il rispettivo fine vita.

È chiaro come il processo non sia per niente facile e scontato: si tratta infatti di una serie di dati che non sempre sono di facile reperibilità da parte dell'azienda, soprattutto per quanto riguarda cosa succede ai prodotti una volta che escono dai confini aziendali.

Proprio per questo motivo, spesso, il carbon management coincide con la presa di coscienza della necessità di implementazione di procedure interne che permettono la futura individuazione di quei punti deboli lungo la catena produttiva che prima magari non erano nemmeno considerati.

Comunicazione dei risultati ottenuti

Già dall'inizio dell'analisi deve essere noto il fine di utilizzo dell'analisi e del risultato finale: l'organizzazione vuole raggiungere un obiettivo di riduzione di Carbon Neutrality, vuole comunicare all'esterno i suoi impegni di riduzione dell'impronta climatica dei prodotti, deve rispondere a specifici requisiti di mercato.

Gli approcci anche in questo caso sono solitamente due: interno ed esterno.

Nel primo caso l'azienda intende utilizzare lo strumento del carbon management per individuare, all'interno della catena di valore e produzione, quali sono i punti critici in termini di emissioni di GHG.

Può così implementare interventi di riduzione dove risulta rilevante farlo. Con questi approcci infatti è possibile individuare in maniera relativamente facile dove il rapporto tra costi e benefici è conveniente.

Nel caso invece i risultati del Carbon Management vogliono essere comunicati all'esterno, ci sono programmi internazionali che regolano e raccolgono le comunicazioni di questo tipo all'interno dei propri portali. In questo modo, si valorizzano ulteriormente le proprie asserzioni con la garanzia di questi program operator.

È molto facile comunicare erroneamente i risultati ottenuti: conoscere quanta CO2 equivalente emette un prodotto non vuol dire che sia a impatto zero, l'impronta climatica non è l'impatto ambientale, raggiungere la carbon neutrality con l'acquisto di crediti di carbonio, magari senza neanche aver preso in considerazione tutte le sorgenti di emissione, è greenwashing!

Il nostro Approccio

L'approccio integrato utilizzato da Manni Energy nella gestione del carbon management consente di guidare il cliente in un percorso di miglioramento continuo che, individuando la strategia più adatta rispetto al business di riferimento, permette il raggiungimento di obiettivi sempre più ambiziosi finalizzati alla completa decarbonizzazione.

L'approccio Manni Energy alla gestione delle emissioni climalteranti è basato su standard e normative internazionalmente riconosciute, prende in considerazione molteplici strategie di decarbonizzazione, sia di offsetting che insetting, e prevede di affiancare il cliente in un percorso di miglioramento continuo che, individuando la strategia più adatta rispetto al business di riferimento, permette il raggiungimento di obiettivi sempre più ambiziosi finalizzati alla completa decarbonizzazione ed ad una corretta comunicazione degli impegni e dei risultati ottenuti.

Per informazioni: sales.mannienergy@mannienergy.it

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Scritto da

Diego Toti
Diego Toti

Direttore Tecnico ed Operativo di Manni Energy, Diego Toti, coordina la divisione operativa promuovendo processi virtuosi volti alla definizione delle migliori soluzioni tecnologiche per la realizzazione di impianti per la produzione energetica da fonti rinnovabili e di iterventi in ambito efficientamenteo energetico, accompagnando il cliente in tutte le fasi esecutive della transizione energetica.

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