In Italia la gran parte delle imprese costruttrici si è specializzata, dal secondo dopoguerra del secolo scorso fino all’inizio del duemila, nella realizzazione di costruzioni cementizie (o meglio latero-cementizie).Queste sono caratterizzate da telai in conglomerato cementizio armato e tamponamenti (scarichi) in laterizio per ciò che riguarda gli elementi costruttivi verticali mentre per gli orizzontamenti in gran parte si tratta di sistemi a travetti di c.c.a. con alleggerimenti (pignatte) in laterizio o polistirene. Questo modo di costruire, che si è sostituito alla costruzione massiccia in muratura portante, è nato da una necessità di industrializzazione e risposta “quantitativa” che l’industria del latero-cemento colse appieno.
I limiti però sono diventati nel tempo sempre più evidenti: vulnerabilità sismica, vulnerabilità termica, vulnerabilità acustica.
I limiti però sono diventati nel tempo sempre più evidenti: vulnerabilità sismica – visto che i telai rigidi non collaborano con i tamponamenti-, vulnerabilità termica – ponti termici dovuti ai telai e scarsi isolamenti-, vulnerabilità acustica, e via dicendo. Oggi si nota, al contrario, un’offerta tecnologica sempre più variegata e “qualitativa”, che fonda sulle prestazioni e sulla precisione del progetto la sua forza. Sempre più imprese investono in prassi più avanzate mediante l’applicazione di sistemi a secco a base d’acciaio, facendo uso di un modo di progettare e costruire diverso rispetto a quello che in Italia viene detto “tradizionale” ma che in realtà potremmo definire “postbellico” basato su sistemi a legante idraulico.
Mentre questi sfruttano la gravità e si compongono per addizione verticale: blocco su blocco e cassero e riempimento e necessitano di tempi di produzione e maturazione in cantiere; quelli della costruzione a secco vedono il cantiere solo come un luogo di montaggio, per addizione orizzontale di grandi formati, e connessione di qualcosa che già esiste ed è stato fabbricato altrove, industrialmente controllato secondo i massimi standard qualitativi.
La costruzione a secco nel panorama edilizio di oggi
Costruire a secco è oggi una delle opzioni possibili ed è utile fare una prima distinzione fra Assemblaggio a secco e Costruzione Stratificata a secco (che potremmo abbreviare con S/R – Strutture e Rivestimenti).
- Nel primo caso, tipico di facciate continue, pannelli sandwich e sistemi meccanici, la connessione avviene normalmente per bullonatura o avvitatura e gli elementi restano visibili e riconoscibili.
- Nel secondo caso si utilizzano invece pannelli, profili di supporto (sia di involucro interno che esterno, normalmente pressopiegati d’acciaio), teli tecnici, materassini isolanti, e via dicendo che nel complesso definiscono pacchetti multistrato con precise prestazioni singole e aggregate, frutto di un’accurata progettazione prestazionale.
Il fatto che questi sistemi siano leggeri li rende automaticamente attuali in Italia (e non solo) vista la criticità sismica e la vulnerabilità del patrimonio costruito esistente (non solo monumentale).
Come conciliare queste tecnologie innovative e le loro prassi con la tradizione morfologica e architettonica?
Dal punto di vista architettonico è assolutamente proponibile una morfologia “mimetica” dove la tecnologia resta “invisibile” oppure una morfologia più spiccatamente libera, in grado di valorizzare sia i volumi che le superfici e i materiali utilizzati. Quindi all’architetto, al progettista, e al cliente rimane la massima libertà espressiva a differenza della prefabbricazione anni’70.
Nei confronti delle azioni energetiche, esterne ed interne, le costruzioni a secco sono edifici sensibili, addirittura “attivi” (Active House è la nuova frontiera possibile); i fenomeni fisici legati alle sollecitazioni esterne implicano risposte delle stratificazioni a secco secondo un comportamento reattivo (nel senso di “azione e reazione”) che sfrutta l’elasticità dei pacchetti o la conformazione molecolare dei singoli materiali in gioco e che è differente rispetto al comportamento inerziale tipico delle soluzioni massicce, sia di muratura che latero-cementizie. Alle prestazioni di singolo strato si aggiungono poi quelle dovute all’aggregazione di strati differenti secondo interessanti fenomeni di sovrapposizione degli effetti.
In moltissimi campi industriali che ci circondano è evidente un’evoluzione nel senso della leggerezza e della garanzia di prestazioni progettate e verificate.
Si pensi all’industria aerospaziale, navale, automotive o anche solo a quella delle telecomunicazioni dove uno smart-phone riesce a darci servizi neanche immaginabili solo cinque anni fa. Credo pertanto che anche nel settore dell’edilizia sia giunto il tempo di avere manufatti più smart, al passo con i tempi e con le esigenze degli utenti e dell’ambiente. La costruzione stratificata a secco a base di tecnologie dell’acciaio rientra appieno nel percorso evolutivo che il nostro modo di abitare richiede.
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Da sapere:
- Ponte termico: il ponte termico non è altro che una zona locale dell’involucro termico, in cui si manifesta una discontinuità tale che il flusso di calore tra l’interno e l’esterno sia differente, quasi sempre maggiore rispetto al resto delle strutture, causando di conseguenza dei punti freddi.
- Costruzione a secco: è una tecnica costruttiva in cui il manufatto edilizio è realizzato attraverso l'unione di due o più componenti diversi. Nell'assemblaggio a secco i componenti vengono uniti con tecnologie di giunzione di tipo meccanico e resi solidali attraverso una precisa logica costruttiva senza l'impiego di materiali di connessione destinati a consolidarsi dopo la posa, come collanti e sigillanti.
- Active House: edifici che non si limitano a soddisfare autonomamente tutte le esigenze energetiche (sia termiche che elettriche), ma che sono in grado di produrre con l'uso esclusivo di fonti rinnovabili (fotovoltaico, solare termico, minieolico e così via) una quantità di energia superiore al proprio fabbisogno.