Lo scorso settembre è stato pubblicato l’ultimo Smart Mobility Report 2023 dell’Energy& Strategy Group: lo stato dell’arte in merito alla situazione globale della mobilità elettrica in Italia. Quelli che emergono sono dati positivi, ma solo a metà: se, nel 2022, su scala internazionale il numero delle auto elettriche è aumentato – più o meno sensibilmente, a seconda dei Paesi in esame –, dal punto di vista nazionale i risultati sono tutt’altro che rosei. Questo nonostante l’infrastruttura di ricarica italiana abbia confermato il trend positivo, già intrapreso negli anni precedenti.
Mobilità elettrica: la situazione italiana
In Italia, a dettare il passo verso la decarbonizzazione è il PNIEC, il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima, secondo il quale, entro il 2030, dovranno essere 6,6 milioni le auto elettriche circolanti sul suolo nazionale.
Un obiettivo, questo, che sembra ancora lontano: lo Smart Mobility Report 2023 certifica che nel 2022 i veicoli elettrici venduti sono stati il 15% in meno rispetto all’anno precedente. Tale risultato si pone in controtendenza rispetto a quanto è stato registrato oltre i confini nazionali, in Europa e nel resto del mondo. Globalmente, infatti, nel Vecchio Continente le vendite di macchine elettriche sono cresciute del 15%, del 51% negli Stati Uniti, fino a far segnare un +82% in Cina.
Esaminando la situazione italiana, il rallentamento delle vendite di veicoli elettrici è solo una faccia di un fenomeno di decrescita che sta coinvolgendo l’intero comparto della mobilità. Dal rapporto dell’Osservatorio Stili di Mobilità, redatto da Ipsos e Legambiente, emergono, infatti, le molte difficoltà che gli italiani, in particolar modo nelle grandi città, devono affrontare per spostarsi.
Difficoltà che risultano imputabili all’impossibilità di potersi permettere un veicolo di proprietà, alla quale si affianca una scarsa qualità dell’intero comparto del trasporto pubblico locale.
Il sondaggio analizza anche il settore della mobilità elettrica ed evidenzia come solo il 50% dei cittadini desideri acquistare un’auto nuova e, di questi, il 47% intende rivolgersi ancora ai veicoli a combustione interna. All’elettrico spetta la fetta minore: solo il 14% punta alle auto full electric, l’11% predilige i veicoli PHEV, mentre il restante 29% rivolge il proprio interesse alle auto ibride.
Rallentamento delle vendite di auto elettriche: una questione di costi
Il sondaggio di Legambiente indaga anche le motivazioni che indirizzano le scelte dei cittadini: se da un lato emerge che chi sceglie di rivolgersi all’elettrico lo fa per ragioni ambientali, dall’altro la scelta di affidarsi ancora ad auto tradizionali dipende dai prezzi d’acquisto inferiori.
Questo incremento dei costi contribuisce a rallentare le vendite di auto elettriche, nonostante la possibilità di usufruire di incentivi, come l’Ecobonus. Infatti, non sono solo i costi dei veicoli a frenare il mercato degli EV, anche il prezzo della ricarica, in particolare per i punti fast-charge, scoraggia gli automobilisti a virare verso l’elettrico. A seguito della crisi scatenata dalla guerra in Ucraina, infatti, tra il 2021 e il 2022 le tariffe di ricarica hanno subito degli aumenti, in alcuni casi drastici, compresi tra il 5 e il 50%.
Le infrastrutture migliorano
Guardando al futuro, le previsioni per il 2030 indicano una tendenza al ribasso dei prezzi d’acquisto per le passenger car elettriche, anche in virtù di un minor costo delle batterie.
L’infrastruttura di ricarica, poi, sta già dando un netto contributo alla “rivoluzione elettrica”, confermando il trend di espansione dei periodi precedenti. Nel 2022, infatti, la rete di ricarica pubblica ha registrato un ampliamento del 33% a livello europeo e del 44% sul territorio nazionale, rispetto ai dati del 2021. Le stazioni di ricarica private italiane hanno subito una crescita ancora maggiore, con un picco del +170% rispetto al 2021, complice anche la spinta fornita dal Superbonus.
Anche i punti di ricarica pubblica, che per molti anni hanno rappresentato un ostacolo allo sviluppo e alla diffusione dell’e-mobility, sono in continua crescita in tutta Europa. A fine del 2022, sono stati installati circa 450.000 punti di ricarica pubblici in Europa, con un aumento del 29% rispetto al 2021 per le infrastrutture di “normal charge” e addirittura del 63% per quelle “fast charge”. Un aumento importante che porta a una maggiore disponibilità di punti di ricarica accessibili agli utenti, sia per la ricarica standard che per quella rapida.
Una tendenza da invertire
Con questi presupposti, è lecito prevedere una riduzione sensibile del parco auto a combustione circolante anche in Italia, sulla scia di quanto già accade in altri Paesi. È, invece, certa la continua crescita dell’infrastruttura di ricarica: in relazione ai numeri attuali, si stima il raggiungimento, nel 2030, di un rapporto tra auto elettriche e punti di ricarica di 40 a 1.
Un’espansione oggi trainata dal comparto privato, anche grazie all’impegno di aziende, come Manni Energy e il suo programma Charging as a Service. Attraverso questo servizio, Manni Energy consente ad aziende, ristoranti, alberghi, negozi o palestre, ad esempio, di offrire ai clienti la possibilità di ricaricare la propria auto elettrica senza dover sostenere alcun tipo di investimento iniziale per l’acquisto delle colonnine.
Le colonnine di ricarica fornite da Manni Energy possono, inoltre, essere integrate a impianti fotovoltaici già esistenti o di nuova realizzazione, consentendo alle aziende, di sfruttare e rivendere l’energia autoprodotta.
Manni Energy affianca le aziende nella realizzazione e gestione di impianti di produzione di energia rinnovabile e le guida all’efficientamento dei consumi.