Mobilità elettrica. Un percorso tracciato e imboccato con convinzione dall'Europa che ha sancito recentemente il divieto di vendita di autovetture a motore endotermico dal 2035. E il conseguente rinnovo di un parco veicoli di circa 270 milioni pone il problema delle infrastrutture di ricarica elettriche già oggi.
Si tratta di una questione che sta diventando urgente, visto lo sviluppo del mercato dei veicoli elettrici. Nel secondo trimestre del 2022, infatti, secondo i dati dell'Acea (l'Associazione europea dei produttori di automobili), le auto elettriche hanno quasi raggiunto un tasso d'immatricolazione in Europa, a due cifre: il 9,9% con 322.144 nuove unità.
E la questione infrastrutture per la ricarica preoccupa non poco i costruttori di veicoli. Acea, infatti, ricorda che nell'Unione Europea negli ultimi cinque anni le infrastrutture pubbliche di ricarica sono aumentate di 2,5 volte, contro un aumento di circa dieci volte dei veicoli elettrici.
E i numeri precisi, con i trend, arrivano da una recente ricerca di McKinsey nella quale si legge che all'Europa per supportare la diffusione dei veicoli elettrici in modo da centrare l'obiettivo della riduzione del 55% delle emissioni di CO2 per le autovetture al 2030, saranno necessari 6,8 milioni di punti di ricarica pubblici dei veicoli elettrici.
Necessità maggiori
E per raggiungere questa quota sarà necessario installare 14.000 mila nuovi punti di ricarica la settimana, mentre a oggi siamo a circa 2.000. È significativo il fatto che i 6,8 milioni di punti di ricarica necessari secondo Mckinsey, siano quasi il doppio di quelli previsti dal documento "Alternative Fuels Infrastructure Regulation" (AFIR) che è in discussione al Parlamento europeo. E in una nota anche la stessa Acea afferma che i punti ricarica pubblici dovranno essere sette milioni al 2030. Oggi nell'Unione Europea, secondo l'ultimo rapporto di ChargeUp Europe, un’associazione di 28 società che gestiscono infrastrutture di ricarica elettrica, ci sono 330.000 impianti di ricarica, con una distribuzione disomogenea visto che la maggioranza si trovano in Germania e Olanda. Al di la delle cifre, quindi, il trend è chiaro. Lo sviluppo della penetrazione dei veicoli elettrici è certo e quindi lo sviluppo delle infrastrutture pubbliche per la ricarica elettrica dovrà seguire, se non anticipare, il mercato: pena una stozzatura nello sviluppo della mobilità sostenibile.
Scenario italiano
Per quanto riguarda l'Italia, le questioni sono analoghe. In Italia al 2030, secondo uno studio del The European House-Ambrosetti, potrebbero esserci tra i due e i nove milioni d'autovetture, con uno scnario intermedio che fissa la quota delle auto elettriche a cinque milioni, su un totale odierno di 37 milioni di auto circolanti.
Ad agosto 2022, secondo il report mensile di Motus-E le autovetture elettriche circolanti in Italia erano 152.796, chiaro quindi che il "salto" da fare nel giro d'otto anni anche solo per arrivare allo scenario base disegnato dallo studio di Ambrosetti è notevole, anche se bisogna considerare che nel 2018 il parco auto elettriche italiano era dieci volte più piccolo di quello odierno, con 14.647 veicoli.
Sul piano dell'infrastruttura di ricarica l'Italia marcia in controtendenza rispetto all'andamento delle immatricolazioni del 2022. Sempre l'osservatorio mensile di Motus-E, infatti, osserva che al giugno 2022 in Italia c'erano 30.704 colonnine, in 15.674 infrastrutture, per 12.410 siti. Numeri che mettono l'Italia in una buona posizione.
«L’Italia ha più punti di ricarica per veicolo circolante elettrico del Regno Unito, della Francia, della Germania e della Norvegia, ha un livello di potenza media degli stessi più alto della media Europea e di Germania, Francia, Svezia e Spagna», si legge nel report dell'agosto 2022 di Motus-E. Numeri che di sicuro sono positivi, ma sui quali non ci si può fermare, anche se al 2030 dovesse realizzarsi solo lo scenario base di The European House-Ambrosetti.
Novità per la ricarica
Per le infrastrutture di ricarica ci sono delle novità importanti. La prima è di carattere amministrativo. Nella legge 29 luglio 2021, n. 108 che converte il decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, "Recante la governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza e prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure", viene introdotta una semplificazione importante che riguarda le infrastrutture di ricarica pubblica per i veicoli elettrici.
L’installazione delle infrastrutture di ricarica per le auto elettriche ad accesso pubblico, infatti, ora non è soggetta al rilascio del permesso di costruire ed è considerata un'attività di edilizia libera, con l’obbligo di richiesta semplificata, mentre l'ente che autorizza il provvedimento d'autorizzazione alla costruzione e all’occupazione del suolo pubblico, deve rispondere entro trenta giorni.
L'autorizzazione, inoltre, ha la durata minima di dieci anni per le opere fisiche, mentre è illimitata ed è intestata al gestore della rete, per le opere di connessione.
Il Governo, inoltre, sta provvedendo ai bandi del Pnrr per l'installazione delle colonnine di ricarica per le auto elettriche che prevedono un finanziamento di 741,3 milioni di euro per 7.500 stazioni di ricarica super-veloci sulle strade extraurbane e 13.755 stazioni di ricarica veloci nei centri urbani. Si tratta di finanziamenti he prevedono un 40% dei contributi a fondo perduto e che saranno gestiti con tre bandi fino al 2024. Novità che di sicuro faciliteranno lo sviluppo dell'infrastruttura di ricarica per le auto elettriche.
Manni Energy Realizza e gestisce impianti di energia rinnovabile e accompagna le aziende durante il processo di gestione dell’energia ed efficientamento dei consumi: dall’analisi, alla progettazione degli interventi, al monitoraggio delle prestazioni ottenute.