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Architectural Talks | Manni Group incontra BIG - Bjarke Ingels Group

Il ciclo d'interviste condotto da Manni Group, in occasione della nuova edizione della YACademy, continua con un altro nome illustre del panorama architettonico, lo studio BIG, con Giulio Rigoni.

 

In questo prezioso contenuto troverai:

Giulio Rigoni è Senior Project Architect presso BIG, il celebre studio internazionale di architettura con sede a Copenaghen, Danimarca che dal 2010 conta filiali anche a New York, Londra e Barcellona. 

Il fondatore di BIG è Bjarke Ingels; lo studio conta oltre 400 dipendenti e, nel 2015 è stato riconosciuto come uno degli studi di architettura più famosi al mondo, non solo, quindi, per il suo eccellente lavoro nel settore, ma anche per le dimensioni. 

BIG è composto da un gruppo di architetti, designer, urbanisti, professionisti del paesaggio, designer d'interni e di prodotto, ricercatori e inventori, davvero appassionati e amanti del loro lavoro. 

Lo studio muove tutta la sua incredibile produttività architettonica verso un concetto d’innovazione e modernità, legato fortemente al desiderio di esprimere, anche tramite l’architettura, il continuo evolversi della vita contemporanea.

I progetti dello studio BIG perseguono l’obiettivo di integrare nella loro anima architettonica, tutta l’influenza della tecnologia che, imperante e imponente, incide sul modo di vivere il contesto cittadino. 

La forte spinta di realizzare progetti architettonici ben lontani dagli edifici inanimati e formali, tipici di un’architettura tradizionale, sta cedendo sempre più il passo a una modernità architettonica, dove il contesto è il luogo per eccellenza di riempimento di tempo libero, lavoro e abitazione. 

Ma cosa c’è di realmente avanguardistico nel lavoro dello studio BIG?

Al centro di tutto il lavoro dello studio, c’è il desiderio di creare un’architettura in grado di esprimere il cambiamento del nostro pianeta, sempre più influenzato da una contemporaneità tecnologica. 

Per Bjarke, il fondatore di BIG, l’architettura, deve avere lo stesso interesse che arte e scienza hanno per l’innovazione e, per il suo ruolo all’interno delle nostre città. Le abitudini di vita di tutti sono cambiate e si sono evolute e, secondo la filosofia dello studio, non possono essere messe da parte, ma devono diventare il fulcro dei progetti architettonici. 

La logica di lavoro che segue lo studio BIG è Step by step; come spiega anche Giulio Rigoni durante l’intervista rilasciata a Manni Group: da un problema può nascere sempre un’opportunità, basta ragionare attentamente sulla soluzione e far intervenire la creatività.

Lo studio BIG ha vinto diversi premi nazionali e internazionali, sin dai suoi esordi e questo lo ha portato a diventare uno degli studi di architettura più apprezzati del settore. 

Le opere per le quali lo studio viene classificato, come tra quelli più prestigiosi, sono:

  • "8Tallen" a Copenaghen, in Danimarca, un edificio residenziale che si caratterizza per il tetto verde che sale dal livello del terreno;
  • "Mountain Dwellings", a Copenaghen, in Danimarca un edificio di appartamenti a terrazza orientato a sud, che si sviluppano su di una montagna artificiale, ottenuta costruendo un parcheggio coperto alla base dell'edificio;
  • Noma 1.0, a Copenaghen, situato nel quartiere di Christiania, era un ex edificio militare, chiamato Søminedepotet e costruito nel 1917 (un tempo utilizzato per immagazzinare le mine per la Royal Danish Navy), trasformato poi in un ristorante stellato Michelin. È stato riconosciuto 4 volte come il miglior ristorante del mondo;
  • LEGO House, a Billund, in Danimarca, è un edificio composto da 21 “mattoni” bianchi impilati uno sopra all’altro, e coronato da un gigantesco brick LEGO 2×4. Il progetto ha proprio lo scopo di riprendere il concetto del celebre gioco noto in tutto il mondo. Un vero esempio di creatività e allo stesso tempo di perfezione architettonica;

Altri progetti creati dallo studio BIG  degni di nota per unicità e iconicità, sono:

  • Brooklyn Bridge Park”- a New York, consiste in una struttura triangolare in legno lamellare a strati incrociati di 560 m2, che funge sia da padiglione che da piattaforma;
  • CopenHill / Amager Resource Center“- a Copenhagen, un impianto di termovalorizzazione trasformato in una pista da sci e una parete da arrampicata;
  • Audemars Piguet”- a Le Brassus - cittadina immersa nel paesaggio della Vallée de Joux - un museo, un laboratorio e un archivio del marchio di orologi di lusso. Un vero esempio di progetto architettonico dove il senso di natura continua, anche grazie alla soluzione a spirale;
  • The Twist” - in Norvegia, nel Kistefos Sculpture Park, costruito attorno a una storica fabbrica di cellulosa. Il progetto The Twist è proprio il classico esempio di com’è possibile ridurre al minimo il progetto architettonico, pur restando estremamente iconico.

Queste sono solo alcune delle opere architettoniche dello studio, ma visitando la sezione Projects del sito di BIG, potrai scoprire tutti gli altri progetti, altrettanto celebri. 

Se vuoi scoprire di più su alcuni argomenti riguardanti l'edilizia, puoi accedere alla nostra area webinar:

 

Andiamo ora a scoprire i dettagli dell’intervista che Manni Group ha condotto con Giulio Rigoni 

Manni Group: BIG è autore di molti e differenti progetti, eppure uno degli elementi più ricorrenti è una metodologia compositiva che passa per la replicazione di un medesimo elemento o modulo costruttivo (l'es. di San Pellegrino è esemplificativo in questo senso). Quanto l'industrializzazione degli elementi costruttivo supporta un simile metodo?

Iniziamo con il dire che il concetto di “ripetizione” nell’industrializzazione non è il punto di partenza compositivo. 

La composizione per accostamento, per ripetizione dell’elemento dell’unità, trovo che sia un concetto quasi primordiale nel mondo architettonico. 

Quest’ultima permette di ottenere qualsiasi genere di spazio ed effetto architettonico. In alcuni progetti, più che in altri, l’industrializzazione è però un’opzione. 

Nell’antichità la ripetizione dell’elemento era una prassi, così lo è ancora oggi. È quasi insito in questo sistema, avere questa opzione produttiva. 

In contesti come San Pellegrino, la ripetizione è più complessa da realizzare, in quanto quest’ultimo era un progetto quasi sartoriale nella sua produzione. In altre situazioni architettoniche come Urban Rigger a Copenaghen, tutto il progetto è realizzato proprio seguendo il concetto di ripetizione dell’elemento in modo diverso. 

Manni Group: Uno degli elementi che hanno fatto amare l'architettura di BIG è la capacità di trasformare le coperture dei propri edifici in vere e proprie passeggiate verdi urbane. Qual è il Tuo progetto preferito in questo senso, e quali, in generali, le opportunità che vedi per l’impiego dei tetti verdi?

Senz’altro, tra i progetti più recenti, quello del Brooklyn Bridge Park, è uno molto rappresentativo dello studio BIG.

I vantaggi e l’effetto urbanistico dell’operazione di copertura è quasi lampante. In quel caso, con una semplice operazione di spostamento del traffico e di trasformazione di questa infrastruttura, dove realizzare il parco, è una soluzione molto semplice che richiede un solo passaggio e per la quale sono immediati i vantaggi che se ne ricavano. 

Il tetto verde è una delle soluzioni complementari che lo studio BIG ha sempre cercato di proporre. Un altro progetto, che mi viene in mente, assolutamente rilevante, è Amager Resource Center di Copenhagen, questo grande impianto di termo valorizzazione trasformato in una pista da sci e in una parete di roccia scalabile. 

In quel caso si tratta di un tetto verde d’erba sintetica, quindi non propriamente un esempio dell’applicazione reale di una copertura verde sull’edificio, ma è comunque un’icona del modo di lavorare e della filosofia dello studio BIG, ovvero di quanto sia in grado di trasformare un problema, come lo era in questo caso il termo valorizzatore, in un incredibile vantaggio attrattivo per il contesto urbano.

Manni Group: BIG ha di certo rivoluzionato la metodologia di narrazione dell'architettura: tutti i progetti sono raccontati come una serie di azioni consequenziali perfettamente intuitive; in questo senso la tecnologia delle costruzioni, a Tuo avviso, e parte del pensiero architettonico (quindi incide sugli aspetti compositivi) o è piuttosto il mezzo per realizzare l'idea progettuale?

La tecnologia non è l’elemento costitutivo della composizione, ma è strettamente legato al processo di composizione e di narrazione. Nel senso che la tecnologia accompagna questo processo compositivo, ma non è l’elemento principale. 

La narrazione e la composizione sono legate perfettamente, solo laddove il progetto è altrettanto chiaro, a mio avviso. Più un progetto è preciso e forte e più la narrazione diventa semplice. 

Ci vuole una modalità rappresentativa, come ad esempio quella grafica, estremamente importante com’è per il nostro studio. 

Manni Group: Che suggerimento rivolgi ai giovani architetti? 

Un messaggio sicuramente importante è quello che ogni problema si può risolvere. Nel caso del lavoro dello studio, dove ogni problema può diventare un’opportunità, vige molto il pensiero che non bisogna fermarsi dinanzi a nulla. Ogni situazione può essere trasformata e resa positiva. 

Quindi, osare, provare e testare, sicuramente fanno parte tutti di un unico messaggio che mi sento di dare a chi adesso si sta approcciando al mondo del lavoro, così come anche quello di essere preparati al duro lavoro, perché è questo l’elemento centrale di tutto.

 

Leggi le parole dei principali attori dell'architettura internazionale nelle interviste agli Archistar di Manni Group realizzate in collaborazione con Yacademy. Un contenuto dedicato ai nuovi paradigmi dell'architettura sostenibile e alle idee di progettazione del futuro.